Corajisima

Le Corajisime, le Curemme, Quarjisime, o anche Quaremme, un termine della tradizione popolare Calabrese e del Meridione d’Italia che indica il periodo della Quaresima. Un’usanza antica e arcaica che ha una originaria funzione pagana legata al culto dionisiaco legati ai ritmi della natura, al ciclo delle stagioni, ma anche al mondo sotterraneo e della resurrezione della terra per l’arrivo della primavera. Sono fantocci vestiti tradizionalmente di nero e di bianco, i colori del lutto, hanno bocca, occhi e naso cuciti con il filo nero, in una mano un fuso con della lana e una rocca (simbolicamente a indicare il trascorrere del tempo) e nell’altra una patata sulla quale sono conficcate, in modo circolare, sette penne di gallina, sei bianche e una nera o colorata. La patata rappresenta il sesso femminile, le sette penne l’interdizione temporanea al rapporto sessuale, il periodo d’astinenza quaresimale.

Un antico calendario simbolico, rituale, che in alcune zone calabresi è completato da collane di uva passita e fichi secchi e in altri paesi da un pezzo di guanciale, un peperoncino e uno spicchio d’aglio, che scandisce i giorni di magra dopo il periodo grasso. Credenze popolari identificano Carnevale e Quaresima come fratello e sorella ma anche marito e moglie, e con la morte di re Carnevale iniziano, in attesa della Pasqua, le sette settimane di Quaresima. Ogni domenica quaresimale, dopo aver partecipato alla Santa Messa, da questa simbolica bambola rituale, viene tolta una penna bianca. L’ultima penna, quella nera o colorata, viene tolta la mattina di Pasqua. Ciò rappresenta la fine dell’astinenza e del tempo quaresimale. Numerosi sono i riferimenti tra queste usanze, il mondo antico della Magna Grecia, e i rituali praticati in occasione della semina a devozione di Persefone (e successivamente nel periodo Romano con Proserpina). Un calendario simbolico colorato di nero e di bianco, un momento soglia di morte e di vita, di negativo e di positivo, di buono e di cattivo allo stesso tempo, contrapposizioni forti consegnate da millenni ad una vecchia bambola con la quale segnare il tempo in attesa della rinascita, della resurrezione e del risveglio della natura. Questa antica tradizione popolare ripresa dall’Associazione in data 09/03/2014 si pone come obiettivo di mantenere attivo il ricordo nelle future generazioni.

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